Teatro

Cibo, gastronomia e golosità in Francia

Cibo, gastronomia e golosità in Francia

Il ventre di Parigi: un concerto al Palazzetto Bru Zane indaga il rapporto tra cibo, gastronomia e golosità nella musica francese dell'Ottocento

“Cibo, gastronomia e golosità nella musica francese dell'Ottocento” potrebbe essere il sottotitolo perfetto del concerto che la Fondazione Bru Zane ha presentato alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista in Venezia nel cuore del Carnevale 2015 e bizzarramente denominato Le Ventre de Paris: un delizioso concerto-spettacolo tutto all'insegna della gaiezza e dell'ironia, per il quale il baritono Arnaud Marzorati, impegnato anche in veste di regista, ha immaginato la riunione segreta d'una combriccola di gaudenti – due uomini e due donne -  chiamata a rendere omaggio al sesto vizio capitale, fra tutti forse quello meno grave, e comunque il più piacevole: la gola, intesa come gioia del mangiare e del bere. Riunione che, dopo un serioso – ma non troppo - preludio strumentale affidato al trio formato da Daniel Isoir al piano, Isabelle Saint-Yves al cello, e Mélanie Flahaut al flagioletto e al fagotto, duttile sostegno strumentale di tutto il concerto, inizia con un solenne sermone del celebrante – lo stesso Marzorati – il quale proclama subito, senza mezzi termini, che «L'universo intero vive solo per mangiare: è un istinto comune, è legge di natura, e nessuno al mondo vi può derogare». E che poi procede irrefrenabile con l'aiuto del soprano Camille Paul, del mezzosoprano Caroline Meng e del tenore David Ghilardi dipanandosi in un itinerario dai tratti ironici e spiritosi, vorticoso e inarrestabile susseguirsi di interventi musicali aventi per argomento la beatitudine del mangiare e del bere, meglio che si può.

La parte del leone la fanno alcune spassose composizioni a cappella tratte dalle popolarissime raccolte di Wilhem - pseudonimo di Guillaume Louis Bocquillon - destinate alle formazioni di 'orphéon', cioè a quei cori maschili dilettanti presenti un po' ovunque nella Francia dell'Ottocento; composizioni che partendo ad esempio dalla perentoria affermazione che «Un amabile cuoco è suprema felicità» contenuta nel coro “L'ami véritable de M. Delafage”, passano nella 'chanson' di M. Dechange “Mangez-buvez” all'esaltazione dei pionieri della cucina d'Oltr'Alpe quali Vatel, Bêchamel, Carême, e all'omaggio di celebri cuochi dilettanti quali Rossini e Dumas pére. Non mancano ovviamente le pagine da opere e operette di Offenbach, Hervé, Audran, Thomas, con brindisi d'invitati, elogi degli aperitivi e 'couplets' di cameriere; ma Marzorati nella sua indagine è riuscito a scovare molti brani incredibili, come “La liturgie de la gourmandise” di Spontini, le anonime ma travolgenti “Improvisation des joies gastronomiques” sulla comptine (canzoncina infantile) “Promenons-nous dans le bois”, o ancora l'irresistibile parodia anch'essa anonima dell'aria del Toreador dalla “Carmen” di Bizet, che si trasforma in un inno a “Le taureau”, bovino destinato a finire arrostito sulla tavola. Deliziose pure  le strofette di “Vive l'eau” e “La salade” di Raoul Ponchon: nella prima l'acqua viene lungamente benedetta, ma solamente perché serve a irrigare e infoltire le viti; nella seconda, sull'arcinota aria de “La folie d'Espagne”, spiritosi versi ammoniscono i commensali a tenersi lontani dalle verdure mal lavate, portatrici di fetide infezioni intestinali provocate da «Echinocoque, trichocéphale-dispar, Anguillule, Amoeba coli, lombricoide...»” e via proseguendo.

Ma il brano forse più originale è la grottesca trenodia di Vincent Hyspa “La chanson du ver solitaire”, avente per protagonista proprio uno di quei parassiti, un melanconico verme solitario destinato a finire i suoi giorni sotto vetro nel laboratorio d'uno scienziato, dopo aver vissuto rinchiuso in un mondo buio senza poter mai andare a farsi una piacevole 'promenade', senza aver conosciuto i baci di un'amante né la carezza di una madre, e soprattutto senza aver mai potuto scegliersi il menu... Impossibile insomma non divertirsi in questa insolita esibizione di Marzorati e dei suoi compagni di viaggio, che dopo aver riaffermato come «Nel ventre tutto l'uomo sta», e come «la pancia piena rende più indulgenti» (lo sostiene la “La chanson à digérer”, parodia dal vaudeville “La petite gouvernante” di P.J.de Béranger), hanno invitato il pubblico a unirsi nel cantare le strofette di «Plus on est de fous, plus on rit à table» (Più folli ci sono, più si ride a tavola), vorticoso coretto d'insieme sull'aria «J'ai du bon tabac» di Charles Panard.